Un commento al messaggio

XIII Giornata del Creato: Coltivare l’alleanza con la terra

Tra pochi giorni si celebrerà la 13a Giornata nazionale per la custodia del Creato. Anche quest’anno, questo evento di sensibilizzazione, studio, cultura e preghiera è accompagnato da un messaggio, predisposto insieme dalla Commissione della CEI per i problemi sociali e del lavoro, e da quella per l’ecumenismo e il dialogo. Questa collaborazione testimonia nei fatti la necessità di pensare e agire insieme per quella che papa Francesco, nell’enciclica Laudato si’, ha definito la casa comune. Casa di tutti, dunque, non solo di alcuni, casa che richiede la cura e la custodia da parte di ogni uomo, al di là della sua fede o dei suoi convincimenti.

Il messaggio, dal titolo Coltivare l’alleanza con la terra, prende le mosse dalle suggestive parole della Genesi che, nei capitoli 8 e 9 richiama l’alleanza tra Dio e l’uomo (simboleggiata dal segno dell’arcobaleno), la fedeltà di Dio e la sua continua provvidenza. Con schiettezza, il documento riconosce che oggi questa stabilità appare minacciata, ma, allo stesso modo, afferma anche che non bisogna indulgere allo scoraggiamento, non bisogna rassegnarsi. Dio non smette di compiere la sua opera, ma certo tocca agli uomini fare anche il proprio tratto di cammino, esercitare il proprio compito di custodi. In particolare, i vescovi propongono di operare in modo attivo e lungimirante, avendo anche il coraggio di compiere scelte profonde e di ampio respiro, soprattutto nel contrasto al fenomeno dei cambiamenti climatici (proprio questo coraggio sembra spesso mancare ai governi che dovrebbero manifestarlo). Aggiungiamo che tali scelte abbisognano anche di sostenibilità e di tempistiche e protocolli certi di attuazione, onde evitare la frequente sensazione che si riducano a spot poco più che pubblicitari.

“Ma la sfida non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale”: con queste parole il breve testo entra anche nello specifico del ruolo ecclesiale, che è fatto anche in questo caso di scelte pastorali appropriate e responsabili, di formazione etica e ambientale degli operatori, di studio e di una rinnovata cura spirituale, nell’ottica di quella ecologia integrale così preziosa di cui ci parla il Santo Padre.

Il richiamo finale alla celebrazione condivisa di questa giornata e di questo Tempo del Creato insieme ad altre confessioni religiose dà una volta di più il tono dell’opera che riguarda ogni abitante di una casa comune che ha per tetto lo stesso Cielo.

Don Gianpaolo Romano