Santo lavoro: 13 maggio San Servazio, patrono di fabbri, falegnami e viticultori

Riprendiamo e integriamo una brillante idea di Acli.it, “Santo lavoro”, un santo per ogni lavoratore.

San Servazio – Patrono di fabbri, falegnami e viticultori

San Servazio, probabilmente di origine armena, passò alla storia quale una dei più costanti sostenitori di Sant’Atanasio durante la lunga controversia per l’ortodossia nicena. Nei concili di Sardica e Rimini, tenutisi rispettivamente nel 343 e nel 359, sostenne infatti con grande coraggio la causa dell’ortodossia. Venne tuttavia poi ingannato e firmò un’ambigua formula che fece sostenere a Girolamo che tutto il mondo fosse “divenuto ariano”. In seguito, il celebre Sant’Ilario di Poitiers poté chiarire a Servazio il reale significato di tale formula e questi non esitò a disconoscerla.

Eletto vescovo di Tongres, in Belgio, non si conosce però la data della sua consacrazione, che precedette comunque quasi certamente la sua attiva partecipazione ai concili suddetti. Negli ultimi tempi della sua vita intraprese, secondo quanto riferisce San Gregorio di Tours, un pellegrinaggio a carattere penitenziale da Tongres sino a Roma in relazione ad una presunta profezia secondo la quale Attila, re degli unni, avrebbe invaso la Gallia.

La città fu infatti oggetto di saccheggi e di una parziale distruzione proprio nello stesso anno della morte di Servazio, cioè nel 384, mentre è incerto se la sede episcopale sia stata trasferita presso Maastricht prima o subito dopo tale evento. In quest’ultima città, infatti, i suoi resti mortali sono conservati all’interno di un antico reliquiario finemente cesellato, unitamente al pastorale. Al calice e ad una chiave d’argento, dono papale contenente limature delle catene di San Pietro.

A questo calice si attribuiva il potere di allontanare la febbre, ma il santo era inoltre invocato contro le malattie delle gambe e delle ossa, come protettore di fabbri, falegnami e vignaioli e per il buon successo delle iniziative intraprese. Il culto di San Servazio si diffuse e perdura tuttora, come testimonia la sua citazione da parte del Martyrologium Romanum in data 13 maggio. Numerose leggende firiorono al suo riguardo, ma poche sono purtroppo le fonti storicamente attendibili.

Dal discorso di papa Giovanni Paolo II in occasione della visita alla tomba di San Servazio a Maastricht il 14 maggio 1985

Carissimi fratelli e sorelle.

È per me una grande gioia trovarmi qui con voi per un momento di preghiera presso la tomba di San Servazio, che fu il primo predicatore del Vangelo in questa regione a voi tanto cara. Egli si è impegnato specialmente per la difesa della divinità di Gesù Cristo, sentendosi strettamente legato nel suo lavoro pastorale al Vescovo di Roma, e si è prodigato per la causa di Dio e per la Chiesa. Egli rimane così un esempio luminoso anche per i nostri tempi.

Avete appena concluso la celebrazione del XVI centenario della sua morte. Perciò sono molto lieto di poter annunziare che questa chiesa di San Servazio è elevata a basilica minore. Auspico con tutto il cuore che i fedeli in visita a questa basilica, e nominatamente i parrocchiani, possano trovare sempre, per l’intercessione di San Servazio, la grazia della perseveranza nella fede apostolica, il conforto nelle difficoltà della vita cristiana e il dono della speranza ferma nella felicità eterna.

Invocando San Servazio davanti alla sua statua, che adesso benedirò, possano essi sperimentare la sua efficace protezione in ogni necessità e camminare sicuri tra le incertezze e i pericoli del presente verso la luce e la gioia della patria celeste.