Possiamo festeggiare il 1° maggio senza poterci ritrovare insieme?

La festa del lavoro: il 1° maggio nel periodo di pandemia da virus Covid 19

Possiamo festeggiare il 1° maggio senza poterci ritrovare insieme?
La memoria va a tutte le passate celebrazioni del 1° maggio effettuate come Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro e con le ACLI che ne sostenevano l’organizzazione.
Sì! Ritengo che oggi sia ancora più importante festeggiare il 1° maggio, festeggiarlo sicuramente in modo completamente diverso, ma festeggiarlo!
Oggi nel tempo in cui la priorità della salute e sicurezza sul lavoro ha avuto il sopravvento sulla produzione.
Oggi nel tempo in cui abbiamo imparato a valutare in modo diverso e con parametri nuovi i lavori, come ad esempio quelli di infermieri, medici, addetti alle pulizie.
Oggi nel tempo in cui si sono dovute applicare nuove sfide tecnologiche come le forme di lavoro a distanza.
Oggi in cui tutti sanno riconoscere l’importanza e il lavoro del terzo settore e del volontariato.
Oggi in cui il terzo settore e il volontariato stanno guadagnando importanti riconoscimenti dopo che qualcuno li ha accusati ingiustamente di aiutare sempre i “soliti fannulloni”.
Oggi in cui tutti dovremmo aver capito quanto il pagare le tasse sia fondamentale per mantenere una sanità pubblica in grado di preservare e garantire la nostra salute.
Oggi in cui dovremmo aver capito che la spesa per la sanità non è una spesa ma un investimento.
Oggi in cui dovremmo aver capito che il privato non può avere il sopravvento su una sanità pubblica e soprattutto sull’importanza della prevenzione delle malattie più – o almeno quanto – la loro cura.
Oggi in cui le produzioni di beni primari sono attive e tutte le altre produzioni sono ferme (peccato che non sia così anche per la produzione degli armamenti, ad esempio degli F35).
Oggi in cui abbiamo imparato quanto il comportamento di ciascuno di noi influisca sulla sicurezza e sulla salute di tutti, in qualunque parte del mondo.
Oggi in cui stiamo programmando la Fase 2 di riavvio delle attività nel segno della tutela della salute dei lavoratori.
Oggi in cui dovremmo finalmente aver capito quali sono i valori fondamentali da tutelare nel lavoro.
Oggi in cui il sindacato ha riassunto una funzione fondamentale nella programmazione e nell’attuazione nella fase di riavvio delle attività.
Oggi in cui dovremmo aver capito che solamente insieme possiamo essere in grado di affrontare le difficoltà che via via ci si presentano.
Oggi in cui crediamo che l’Europa debba gestire solidalmente le nuove sfide e quelle del lavoro.
Oggi in cui dovremmo essere in grado di tutelare in modo più importante i deboli e in particolare il lavoro degli immigrati che abbiamo sempre disprezzato.
Oggi in cui come cristiani ci è chiesto di imparare un nuovo modo di pregare insieme e di essere solidali con le problematiche del lavoro.
Festeggiare il primo maggio oggi; come festa del LAVORO, allora, non può significare che è necessario ‘cambiare’ solo a parole, per poi limitarsi a qualche piccola modifica prima di continuare allo stesso modo – come spesso ci siamo detti in occasioni di catastrofi naturali o provocate dall’uomo – ma piuttosto considerare che questa è un’ennesima possibilità, dataci amaramente dal Covid19.
Una possibilità per poter modificare il nostro stile di vita e la nostra organizzazione lavorativa.
Un’altra opportunità per dare un nuovo senso al nostro stare insieme.
Se questo si realizzerà, l’elenco, che è solo un incompleto promemoria, servirà alle generazioni future per comprendere gli sforzi fatti e per consegnare loro un mondo migliore.

Piergiorgio Pozzi