Il profeta Malachia annunciava il ritorno di Elia che “convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri”. E nel vangelo secondo Luca, l’arcangelo Gabriele toglie provocatoriamente la seconda parte nell’annunciare a Zaccaria la nascita di suo figlio Giovanni, nuovo Elia, venuto per “ricondurre i cuori dei padri verso i figli”.
Si rimane un po’ spiazzati da questo ribaltamento degli schemi consolidati. Pare proprio che la Parola di Dio si schieri decisamente a favore dei giovani. E così rimangono spiazzati soprattutto quelli che vedono i giovani come un problema, ostaggio di cattive abitudini e di smartphone, affetti da fragilità e incapacità di decidere. Tutto vero… molti giovani oggi sono così. Esattamente come molti adulti. Adulti problematici, ostaggio di cattive abitudini e sempre attaccati al telefonino, fragili e indecisi. Con l’aggravante di non avere 16 anni, ma 30, 40 o 50 e oltre.
Vedendo i tanti ragazzi che il 15 marzo hanno percorso più numerosi del previsto le strade delle nostre città (in diocesi a Como, Morbegno e Sondrio), poteva venire in mente che, forse, loro hanno la possibilità di essere migliori di noi adulti del 2019. Senz’altro vengono loro fornite più risorse educative ed esperienziali. Si pensi a quanto viaggiano rispetto alle generazioni precedenti, quante esperienze belle e forti hanno la possibilità di vivere se solo vogliono, quali incontri diversi e stimolanti fanno anche nella quotidianità.
Qualcuno dice che lo sciopero con manifestazione non è lo strumento più idoneo, qualcun altro che non c’è la piena consapevolezza e conoscenza dei problemi per cui si manifesta, che non si sono approfondite le questioni nella loro complessità. Eppure crediamo che alzarsi dal divano e mostrare la faccia per qualcosa in cui si crede, oggi sia già molto. E l’argomento principale, nella sua semplicità, è incisivo: “Il disastro lo avete combinato voi, intervenite voi. Ora!”. Senza dubbio ci possono essere carenze in tale movimento e, forse, per la grande maggioranza dei dimostranti questa giornata non è stata frutto di una scelta lucida e correttamente formata, non è il punto di arrivo di una riflessione attenta. Probabilmente per un buon numero nemmeno c’è una scrupolosa coerenza, nei loro stili di vita quotidiani, con gli slogan di attenzione all’ambiente e ai mutamenti climatici che hanno usato nelle strade e nelle piazze. Ma ciò non toglie che può essere un buon punto di partenza per tutti, che non bisogna spegnere il lucignolo fumigante, che occorre valutare gli argomenti per quello che sono, con la loro forza, e non sempre passarli al vaglio di ideologie e dietrologie deprimenti e soprattutto vuote e inutili.
Di fronte all’impegno civile di questi ragazzi, alle iniziative fatte con l’entusiasmo e la semplicità della loro età, parte del mondo adulto si è interfacciato in maniera sconfortante e portando un esempio fortemente diseducativo, specialmente attraverso i media. Chi ha cercato di portarli dalla propria parte o di mettere la propria bandiera sopra il movimento, chi ha tentato in tutti i modi di sminuire con acidità e rancore, chi ci ha visto il solito complotto, chi è arrivato a negare che l’azione predatoria dell’uomo sia un problema per la natura, chi ha fatto del vero e proprio bullismo informatico con insulti, derisioni, commenti tanto stupidi quanto pesanti. Tra questi pessimi soggetti c’erano persone comuni che davanti alla tastiera si trasformano in pittoreschi ed aggressivi opinionisti su qualunque cosa, ma anche gente famosa dello spettacolo, del giornalismo, della politica.
Crediamo sia davvero necessario che i ragazzi salgano in cattedra e insegnino agli adulti che “non c’è un pianeta B”, che fare la raccolta differenziata come hanno visto a scuola è possibile e che se la fai senza polemizzare e sforzandoti di non lamentarti per ogni piccolo disagio è pure bello, che fare il furbo e trasgredire le regole del vivere civile non rende né migliori né felici, che il ruolo dei grandi non è quello di prendere tempo allo scopo di lasciar risolvere i problemi alla generazione successiva. Questo è uno dei segni dei tempi più interessanti oggi: i ragazzi che insegnano agli adulti, “per convertire il cuore dei padri verso i figli”, perché l’adulto torni ad essere significativo, perché tutti torniamo ad avere l’obiettivo di consegnare alla generazione successiva un mondo migliore di quello che ci è stato dato a suo tempo da amministrare.
Ragazzi, non bisogna nascondersi che sarà difficile. Noi adulti sappiamo essere duri di testa e di cuore, irritanti e distratti, supponenti e crudeli. E, quando ci sono di mezzo i soldi e la politica, più cattivi delle peggiori aspettative di Gesù… padri pronti a dare ai figli pietre al posto del pane, al posto del pesce un serpente, al posto di un mondo vivibile un pianeta inquinato e dissanguato delle sue risorse. Insomma una classe davvero difficile a cui insegnare. Ragazzi, portate tanta pazienza, vogliateci un po’ di bene, anche se non ce lo meritiamo, e non scoraggiatevi.
Don Gianpaolo Romano e Don Andrea Del Giorgio