Articolo pubblicato su “Il Settimanale della diocesi di Como” del 9 novembre 2017.
È la prima volta che partecipo alla Settimana Sociale dei cattolici italiani. È stata un’esperienza molto interessante per il tema affrontato: “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale” e per la modalità con cui si è svolto il convegno.
Porre al centro il lavoro in questo momento storico, come richiamato dal Santo Padre, è sicuramente giusto e doveroso per noi credenti; mettere al centro il lavoro, per sottolineare l’importanza che esso ha nella vita di ognuno di noi; un lavoro degno che rispetti la vita della persona e dell’ambiente dove si esercita e si vive; lavoro che deve rispettare i tempi e i ritmi della vita.
Un’altra interessante sottolineatura riguarda le denunce dei “lavori illegali o di sfruttamento”, che non devono essere finalizzate a se stesse, ma devono diventare un impegno a toccare le coscienze per far sì che vi sia maggior sensibilizzazione e sempre più consapevolezza, affinché si possano contrastare tutte le forme di lavoro non degne, come il caporalato, il lavoro sottopagato, il lavoro pericoloso e malsano, che ledono l’essere umano.
Si è richiamato più volte la necessità di trovare strade nuove per l’occupazione giovanile sottolineando che bisogna far sì che scuola (formazione) e mondo del lavoro si parlino, collaborino per meglio integrarsi fra di loro creando nuovi strumenti (stage), nuove strade e nuove opportunità per i giovani che oggi che risentono maggiormente della mancanza, della frammentarietà e della precarietà del lavoro.
Dai vari interventi è stato evidenziato che non c’è un lavoro migliore di un altro, ma che il lavoro, quando è libero, creativo, partecipativo, solidale, è il lavoro giusto e degno che valorizza l’uomo.
Un aspetto interessante è stato anche il lavoro a gruppi. I delegati sono stati invitati a partecipare ai tavoli di approfondimento (10 delegati per tavolo su circa 1000 partecipanti) dove ognuno di noi è stato chiamato a portare il suo contributo su domande specifiche. Lo scopo era quello di calare le tesi congressuali (quelle presentate nell’Instrumentis Laboris) e le relazioni in un contesto più concreto; sono state condivise le esperienze sia dove in parte si sta già lavorando nella strada indicata dal convegno sia indicando nuove prospettive.
Un aspetto importante è stato quello di sottolineare che non si può intraprendere questa strada se non si coinvolgono le istituzioni politiche. Perciò, la sintesi dei lavori del convegno è stata consegnata al primo ministro on. Gentiloni, al presidente del parlamento Europeo on. Tajani oltra che al presidente della Conferenza Episcopale Italiana card. Bassetti. I politici si devono far carico del tema del lavoro e a loro si è chiesto di inserire modifiche nella nuova finanziaria per agevolare le aziende (piccole, medie, grandi) nel promuovere percorsi nuovi e nuovi investimenti per posti di lavoro che rispettino l’UOMO.
Mi auguro che quanto emerso da questo convegno non si esaurisca in questa settimana, ma che si continui l’approfondimento: che possa coinvolgere tutte le diocesi e l’associazionismo per concretizzare quanto condiviso a Cagliari, a favore di un lavoro libero, creativo, partecipativo, solidale che valorizzi l’UOMO custode del creato.
Emanuele Cantaluppi