Son trascorsi già cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco. Fin dalla sua pubblicazione essa ha conquistato attenzioni e consensi non solo all’interno della Chiesa, ma anche dal mondo laico nelle sue variegate competenze intellettuali e scientifiche. Quindi da subito letta è diventata protagonista di convegni e seminari di studio, ma nonostante tutto questo impegno per arricchirsi dei contenuti della Laudato Si’, essa ha ancora molte possibilità per erudirci su cose interessanti e offrirci sollecitazioni significative.
Fin dai primi paragrafi papa Francesco indica in quale settore del magistero della Chiesa si pone la sua enciclica: quello sociale. Collocandola al suo interno, il Papa vuole che non si cada nell’equivoco sono belle cose, ma assai difficili da realizzare, inducendo quindi ad un disimpegno giustificato. Tutt’altro, sua intenzione è indurre gli abitanti della terra ad impegnarsi decisamente per la casa comune con la quale condividiamo l’esistenza (LS n. 1).
Interessante è l’uso dell’espressione “magistero sociale” e non “dottrina sociale”. L’espressione magistero sociale significa che l’enciclica non intende consegnare dei principi orientativi o esprimere giudizi categorici su cosa è bene fare o cosa è male, ma, partendo dalle attuali situazioni di degrado visto nella sua complessità e anche nelle sue singole sfaccettature, vuol essere stimolatrice per percorsi di rinnovamento partendo dagli elementi rigeneratori del vivere economico, sociale, culturale e spirituale a tutto vantaggio del ben-essere della persona umana.
In ultima analisi possiamo dire che la Laudato Si’ non è un trattato di ecologia sociale, i cui contenuti sono da utilizzare per dotte conferenze, ma proposte da vivere. La sua è una funzione profetica che inquieta gli animi, li converte e li sprona all’azione.
Il capitolo che più ha concentrato l’attenzione dei destinatari è il capitolo IV: “Un’ecologia integrale”. Ecco alcuni passaggi del capitolo: “L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano.”(LS n. 138) e “quando parliamo di ambiente facciamo riferimento ad una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita” (LS n. 139).
L’aver sottolineato l’esistenza della relazione tra natura, organi viventi e società evidenzia l’intersecarsi tra varie azioni che generano valenze di positività (crescita) oppure di negatività (distruzione). I primi segnali di relazioni negative erano già indicate da san Paolo VI nella Popolorum Progressio: la crisi ecologica è una conseguenza drammatica dell’attività incontrollata dell’essere umano. E ancor più, san Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus: “accanto al problema del consumismo e con esso strettamente connessa è la questione ecologica. L’uomo… consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita (CA n. 37).
Oggi, ricorda papa Francesco, le scelte e gli orientamenti attuali tendono a reprimere o soffocare o depredare risorse necessarie per la vita dell’uomo e della natura di oggi e di domani, finalizzati ad una ricchezza smisurata, che genera disuguaglianze e ingiustizie sociali. Opporsi ad un consumo che depreda inesorabilmente le risorse è una urgenza inderogabile e, nello stesso tempo, urge orientare l’economia e la politica che incentivino la produzione di beni, da immettere sul mercato, che siano generatori del ben-essere per l’uomo più che essere produttori di Pil.
E poi la Laudato Si’ menziona altri nodi urgenti, il cui scioglimento non può essere ulteriormente rinviato: l’inquinamento atmosferico e l’innalzamento della temperatura climatica. E che dire della perdita delle varie forme di biodiversità? A fronte di queste e di altre questioni aperte una tentazione strisciante e sinuosa dice: “da solo non puoi risolvere tutte le questioni, non è compito tuo, ma delle istituzioni” e quindi sciorina un lungo elenco di chi dovrebbe intervenire. E poi un tentativo di silenziare la coscienza: la scienza e la tecnica hanno in sé la capacità di trovare le opportune soluzioni. il futuro della casa comune e di chi vive in essa non può essere lasciato ad una ipotesi astratta.
Papa Francesco dedica un intero capitolo, il quinto, alle linee di orientamento e di azione: per essere efficaci esse devono adottare il metodo del dialogo che poggia sul perno della solidarietà. E che la solidarietà sia un perno portante indispensabile l’abbiamo e lo stiamo verificando in questo difficile momento dovuto al Covid-19: solo unendo le forze in modo solidale nella ricerca e nella elaborazione di terapie idonee il virus può essere sconfitto e i primi risultati positivi, anche se deboli, ne sono la prova.
Educarsi al dialogo e alla solidarietà è il passaggio vincente a cui papa Francesco dedica un capitolo che è pietra d’angolo su cui si fonda l’impegno necessario alla custodia della casa comune e di chi la abita.
Don Giuseppe Corti, collaboratore Servizio diocesano pastorale sociale, presidente Centro di etica ambientale Como-Sondrio