Articolo pubblicato su “Il Settimanale della diocesi di Como” del 9 novembre 2017.
Sono partito per Cagliari con due punti fondamentali nella mia mente: il passaggio dell’evangelii Gaudium in cui Papa Francesco afferma che il lavoro è quell’ attività in cui “l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune”; e il secondo punto, l’art. 1 della nostra carta costituzionale: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro…”. Con questi due punti cardine, appena citati, nel mio ruolo di Sindaco mi confronto quotidianamente. Quante persone vengono a bussare alla mia porta alla ricerca di una occupazione. In questa ricerca di lavoro, leggo l’angoscia dei giovani che dopo anni di studio non riescono a trovare una degna occupazione per potersi rendere autonomi; ma vedo anche il dramma dei cinquantenni che rimasti improvvisamente disoccupati non riescono a ri-impiegarsi.
Con queste esperienze di vita quotidiana mi sono trovato ad affrontare la settimana sociale per ascoltare analisi e riflessioni di economisti, sociologi , rappresentanti del governo, delle categorie lavorative e dei delegati delle Diocesi italiane.
Una sottolineatura importante l’ ha puntualizzata il sociologo prof. Magatti che definisce la “ società digitale” come nuovo mondo lavorativo, che offrirà sempre più spazi d’impiego e che cambierà il rapporto tra vita e lavoro. Infatti la nuova concezione lavorativa sarà sempre meno vincolata a luoghi e tempi specifici, l’ambiente lavorativo diventerà sempre più spesso la casa. Questa soluzione potrebbe permettere una migliore compatibilità con la vita personale e famigliare, ma che senza adeguate tutele contrattuali può favorire nuove forme di controllo e sfruttamento.
Altro argomento di grande dibattito, dove come Sindaco, sono spesso coinvolto, è la nuova possibilità di creare impresa sul territorio, utilizzando la veste giuridica e l’ utilità delle cooperative sociali. Favorendo il sistema cooperativistico si possono sviluppare nelle singole realtà locali imprese di servizi. Tenendo conto che al giorno d’oggi le amministrazioni pubbliche faticano ad erogare servizi alla persona, per la scarsa possibilità di assunzioni. In questo modo, si riescono a garantire anche nuovi posti di lavoro, creando nuove opportunità di sviluppo economico.
Le riflessioni trattate nelle settimana sociale, sono state molte, con vastissimi argomenti. Ora spetta a noi cattolici italiani, all’ interno delle nostre diocesi, portare avanti queste proposte e renderle attuabili per la società italiana.
Samuel Lucchini