Raccontare la partecipazione e la democrazia. Dopo Trieste/2

«Giovani protagonisti della comunità». Intervista a Alessio Sala Tenna, referente di ‘YouthBank’ presso la Fondazione Comasca

Il rafforzamento dei legami relazionali e del senso di comunità, messi a dura prova dal difficile frangente storico che stiamo vivendo e dai fattori disgreganti che ne conseguono, è fondamentale per far sì che, l’intera società, possa accrescere e tendere al bene comune, valorizzando allo stesso tempo le capacità e il talento delle giovani generazioni.

L’esempio di Como

A Como, nel 2007, grazie all’impegno Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, ha preso forma la prima esperienza di ‘YouthBank’ in Italia la quale, attraverso il coinvolgimento di giovani under 25, si pone la finalità di valorizzare le progettualità provenienti dal mondo degli adulti di domani, con l’obiettivo di accrescere la loro partecipazione e, nello stesso tempo, accrescere il senso di comunità. In merito a questa esperienza abbiamo intervistato il dott. Alessio Sala Tenna, referente di ‘YouthBank’ presso la Fondazione Comasca.

L’intervista

Dott. Sala Tenna, come nasce e che obiettivi ha “YouthBank”?

“La ‘YouthBank’ ha origine da un progetto internazionale nato alla fine degli anni ‘90 in Irlanda del Nord quando, l’allora direttore di una Fondazione comunitaria del luogo, nel tentativo di far cooperare insieme ai giovani protestanti e cattolici, aveva dato inizio a questa attività. La ‘YouthBank’, che noi definiamo la banca dei giovani per i giovani, su iniziativa di fondazioni, enti o associazioni, mette a disposizione dei contributi a un gruppo di ragazzi, chiamati ‘YouthBanker’, i quali devono formarsi, fare un’analisi dei bisogni emersi da parte dei loro coetanei residenti nel territorio e, di conseguenza, fare dei bandi per finanziare progetti, di carattere sociale, culturale e artistico, che verranno poi realizzati da altri giovani all’interno della comunità. Coloro che presentano il progetto, per distinguerli dagli altri, vengono chiamati ‘YouthPlanner’. L’obiettivo massimo della ‘YouthBank’ è la creazione di quelli che possiamo definire ‘filantropi del futuro’, ovvero di persone che, a vario titolo, sono coinvolte nella definizione e costruzione del bene comune, attivandosi attraverso il volontariato e, nello stesso tempo, contribuendo al miglioramento socioeconomico della propria comunità. Una specifica formazione, all’interno delle attività che svolgiamo, accompagna questo processo e permette loro di avvicinarsi al mondo del sociale.”

In che modo, i giovani che lo desiderano, possono diventare “YouthBanker”?

“Dipende da caso a caso in quanto ci sono molte diverse ‘YouthBank’. In riguardo a quelle sul territorio di Como che, allo stato attuale, sono cinque, chi desidera diventare ‘YouthBanker’, deve essere un giovane tra i 15 e i 25 anni d’età e deve compilare uno specifico form online, inserendo i propri dati e spiegando sinteticamente le motivazioni che lo hanno spinto a compiere questa scelta. Dopodiché, i coordinatori che seguono i ragazzi nell’intero percorso, li selezionano in base alle motivazioni e alle differenze emerse tra i membri del gruppo. L’idea è quella di avere una squadra molto varia in cui, ognuno, possa portare il proprio contributo nella rilevazione dei bisogni della comunità.”

Quali sono i suoi auspici per lo sviluppo delle vostre attività e per il maggior coinvolgimento nei giovani nella vita delle comunità?

“L’auspicio è che, sempre più fondazioni di comunità ed enti no profit a livello nazionale nel nostro Paese, adottino questo format di progetto. Crediamo tanto in questa attività e sarebbe molto bello se, anche fuori dalla nostra provincia, potesse essere utilizzato come modello per avvicinare i più giovani al mondo del sociale e alla vita della propria comunità. Spero che si riesca a creare un network ‘YouthBank’ nazionale, con l’intento di aiutare in questo percorso tutti coloro che si avvicinano al tema del coinvolgimento sociale delle giovani generazioni. Abbiamo posto le basi di tutto ciò nel corso dell’evento internazionale che, nello scorso mese di settembre, si è svolto a Como. Diverse fondazioni interessate hanno partecipato a questo momento e abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci sul tema in oggetto. Auspichiamo quindi che ci possa essere maggior scambio tra i vari enti italiani che intendono promuovere progettualità di questo tipo al fine di avere sempre maggiori adesioni.”

a cura di Christian Cabello

“Raccontare la partecipazione e la democrazia” è realizzato grazie alla collaborazione tra il Servizio alla pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato, la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (CDAL) e Caritas.