Ciao a tutti,
Sembra fuori stagione il tema del dono, più adatto alle feste della stagione invernale, ma chi di noi, in questa estate piovosa, non ha chiesto il dono del bel tempo? Proprio con il dono e la sua logica apriamo questo numero estivo di “Occhio da Samaritano”. Quando si deve fare un regalo, si corre nelle cattedrali del consumo, i grandi supermercati, gli outlet, i mall, oppure si scelgono le piccole nicchie, le botteghe artigiane, i negozi del commercio equo e solidale e così via. Si comprano dei doni. Ci si rivolge al mercato per esprimere un gesto d’amore. Il dono non piace all’economia neoclassica perché scardina uno dei suoi principi essenziali: il dono non massimizza l’utilità individuale. Il dono non è individuale, ma relazionale, sempre. Il dono dice sempre qualche cosa di noi e ogni volta che doniamo qualcosa non doniamo proprio solo quella cosa lì, ma un pezzetto di noi stessi. Il dono è quindi un comportamento economico, ma è soprattutto un modo per esprimere il nostro bisogno di relazione, di comunicare quanto e come vogliamo contribuire alla costruzione, al mantenimento e al rafforzamento delle nostre reti relazionali. Come racconta bene la storia di Tobia.
Tobia era un bambino di quarta elementare, silenzioso e sereno. Viveva con i genitori ed i fratelli in una modesta casetta, ai margini del paese, appollaiato su una collina costellata di ulivi, a qualche chilometro dal mare. Il giorno della chiusura della scuola, prima delle vacanze estive, tutti i bambini della quarta elementare fecero a gara per portare un regalo alla maestra, che si chiamava Marisa, ed era gentile e simpatica. Sulla cattedra, si ammucchiarono pacchetti colorati…La maestra ne notò subito uno piccolo piccolo, con un bigliettino vergato dalla calligrafia chiara ed ordinata di Tobia: «Alla mia maestra». Marisa ringraziò i bambini, uno alla volta. Quando venne il turno di Tobia, aprì il pacchettino e vide che conteneva una piccola, magnifica conchiglia, la più bella che la maestra avesse mai visto: era tutta un ricamo pieno di fantasia, foderato di madreperla iridescente. «Dove hai preso questa conchiglia, Tobia?», chiese la maestra. «Giù, alla Scogliera Grande!», rispose il bambino. La Scogliera Grande era molto lontana, e si poteva raggiungere solo tramite un sentierino scosceso. Era un cammino interminabile e tribolato, ma solo là si potevano trovare delle conchiglie speciali, come quella di Tobia. «Grazie, Tobia! Terrò sempre con me questo bellissimo regalo, che mi ricorderà la tua bontà… Ma dovevi proprio fare tutto quel lungo e difficile cammino, per cercare un regalo per me?». Tobia sorrise: «Il cammino lungo e difficile fa parte del regalo!».
Non si regala un “oggetto”. Si regala un pezzo del proprio “amore”. L’unico vero “dono” è un pezzo di sé…
A presto e buon Ferragosto.
Monia, Loris, don Annino, don Andrea